Pomona era per gli antichi Romani la dea della frutta. Il suo nome prende origine proprio dalla parola pomum, frutto, ed era considerata Patrona pomorum ovvero signora dei frutti. Non era una delle divinità più importanti ma si trattava di una divinità minore. Pomona era la protettrice di tutti i frutti, non soltanto di quelli che crescevano sugli alberi ma anche ad esempio della vite e dell’ulivo.
Pomona
Gli dei venivano rappresentati in modo diverso, anche a seconda della loro importanza. L’iconografia aveva dunque un significato fondamentale perché in base ad essa risultava più o meno facile riconoscere la divinità. L’immagine più classica di Pomona è quella che la rappresenta come una donna con una falce nella mano destra ed è giunta sino a noi grazie alla descrizione di Ovidio.
E’ proprio l’autore romano nelle sue Metamorfosi a descrivere con particolari precisi la dea Pomona che influiva sul raccolto delle campagne. Era una divinità piccola e minuta, con un carattere molto socievole, fianchi tondi, seno importante e guance colorate di un bel rosso acceso. Ovidio ci riferisce che Pomona passava il suo tempo in campagna e in giardino a guardare i suoi alberi da frutto, facendo innesti e dedicandosi alla potatura dei rami senza mai intervenire sulle radici delle piante.
Dea gioviale ed esuberante, Pomona amava circondarsi dalla natura e non amava i fauni, i contadini ed anche gli altri dei, soprattutto i maschi, che transitavano dalle sue parti. Era molto ammirata ed in tanti si innamoravano di lei ma non ne voleva sapere di nessuno.
Dea romana della frutta
Pur essendo considerata dai Romani una divinità minore, Pomona aveva la sua importanza, specialmente per coloro che lavoravano la terra e attendevano il raccolto e la maturazione dei frutti. Le fonti classiche e i calendari antichi non segnalano feste a lei dedicate ma si ipotizza che la sua festa fosse mobile e venisse celebrata nel momento in cui avveniva la maturazione dei frutti. Secondo il poeta Ausonio invece la festa di Pomona si svolgeva a settembre, mese di fine estate nel quale matura la maggior parte dei frutti.
Rappresentazioni
L’iconografia che riguarda la dea della frutta, oscurata durante il Medioevo, torna in auge durante il Rinascimento. E’ in questo periodo che Pomona viene rappresentata in diversi dipinti ed anche in raffigurazioni scultoree. In tutti appare come un donna giovane, spesso circondata da frutti o da fiori. E’ ritratta dal Pontormo negli affreschi di Villa Medici a Poggio a Caiano e a Palazzo Medici-Riccardi di Firenze nell’opera di Luca Giordano. Famosa la scultura in marmo firmata da Rodin, tipica dell’arte neoclassica.
Nelle rappresentazioni pittoriche tra XVI e XVIII secolo Pomona viene spesso dipinta accanto al dio Vertumno: pare che lui, divinità della natura con il potere di cambiare aspetto, fosse molto innamorato di lei che però non ne accettava il corteggiamento. In molti dipinti Pomona appare vicino a Vertumno, travestito da donna anziana.
Venerazione
Il culto verso la dea Pomona non era, come detto, alla stregua di quello dedicato ad altri dei più importanti del pantheon romano ma anche lei veniva onorata. In tempi antichi le fu dedicato un bosco dove oggi sorge Castel Porziano che prese il nome di Pomonal. Anche per Pomona veniva acceso un flamine, la fiammella che in base alla grandezza della divinità era più o meno vistosa. Per lei si accendeva un flamine minore, chiamato flamine pomonale, affinché i raccolti della campagna fossero prosperosi.
Divinità italiche simili a Pomona
Non erano solo i Romani a dedicarsi al culto degli dei. Anche altri popoli italici veneravano molte divinità di sesso maschile o femminile. Pomona era dunque riconosciuta come divinità anche altrove con la stessa funzione protettrice dei raccolti e della frutta, anche se assumeva sembianze diverse. I Sabini si rivolgevano al dio Poemonio mentre gli Umbri, come citato nelle Tavole di Gubbio, veneravano il dio Pomono. Cambiava il genere ma tutti si riferivano alle dea o al dio che proteggeva i raccolti e la maturazione della frutta.