Tregenda, la sarabanda di streghe

Tregenda è una parola oggi poco utilizzata nella lingua italiana che indica una riunione notturna di streghe, diavoli, spiriti dannati e anime. In pratica si riferisce ad un sabba di streghe e creature malefiche che si riuniscono per mettere in atto comportamenti malefici.

Significato

Diverse le interpretazioni del significato della parola tregenda. Alcuni sostengono derivi da trecenta, plurale latino di trecento e numero che stava ad indicare un numero grande, una moltitudine di persone ed anche i fuochi fatui, le fiammelle che si vedono di notte nei cimiteri.

Origini del nome

Oggi il nome tregenda viene utilizzato anche per definire il sabba di fattucchiere e streghe, parola le cui origini risalgono probabilmente a delle leggende nordiche a tema demoniaco. Altri sostengono che il nome derivi invece dal cognome della famosa fattucchiera bulgara Bettina Treghendij, che visse nel Seicento a Boboy Dol. Fu un’autrice di sabba e venne dipinta da Goya nell’olio su tela Il grande caprone dove appare con le sembianze di una strega. Infine alcuni ritengono il termine tregenda derivare dal latino transienda, via di transito. Questo significa passare attraverso, dal verbo transire, ovvero un punto di passaggio per demoni, streghe ed esseri ultraterreni. Anche Giacomo Puccini intitolò la sua prima opera La tregenda.

Uso odierno

Nella lingua italiana moderna la parola è poco utilizzata e viene impiegata in alcune occasioni per indicare situazioni sconvolgenti e tragiche per cui si usa dire “è una notte da tregenda”, “c’è un’atmosfera da tregenda”. Queste espressioni vanno bene per descrivere situazioni metereologiche spaventose o per eventi tragici. E’ meno utilizzata per indicare un assembramento di persone, come un tempo si usava per evocare una riunione di diavoli e streghe: al massimo si usa in maniera scherzosa per indicare comitive notturne schiamazzanti.

Sarabanda di streghe

Nella cultura di massa, o meglio nei calendari delle streghe e dei demoni, le notti di tregenda sono quelle dei solstizi e degli equinozi. La prima notte di tregenda è chiamata Yule e si celebra il 21 dicembre. La seconda è il 21 marzo, inizio della primavera e la terza il 21 giugno, notte estiva delle streghe che celebrano i loro riti malefici contro i nemici.

La più importante è Yule, la prima notte di tregenda che si festeggia con il solstizio invernale quando a trionfare è l’oscurità, ed è rappresentata con il fuoco. In questo caso, per capire il significato della prima notte di tregenda ci si riferisce ai genitori di Yule, cioè a Jolnir e Jolfoor, nomi di Odino. Per la tradizione popolare Odino rappresentava colui che a Natale portava i doni, prima che il suo posto venisse preso, in epoca vittoriana, dal più noto Santa Claus. Una coincidenza importante che la notte di Natale e la tregenda coincidano: in quest’ultima infatti si celebra la rinascita della luce dopo l’inverno, nelle notte più lunga dell’anno.

Questa interpretazione assume quindi anche un significato condiviso da chi segue la religione cattolica. I seguaci di Satana e dei demoni vedono infatti Yule e la notte di Natale quasi uguali, nel senso che entrambe festeggiano la venuta di Dio e del Sole. L’origine della parola Yule potrebbe arrivare dalla lingua norvegese jul o da quella anglosassone iul il cui significato è ruota. La ruota rappresenta un giorno centrale nel calendario della ruota dell’anno. Gli appassionati della prima notte di tregenda sono soliti festeggiare Yule con incenso, candele, libri spirituali, tarocchi, ed erbe. Non devono mancare la tovaglia nera con il disegno del pentagramma, raffigurato con una stella dentro un cerchio e le spade.

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